Riccardo De Gennaro, Taccuino Metafisico

Riccardo De Gennaro è nato a Torino nel 1957. Ha pubblicato i romanzi I giorni della lumaca (Casagande 2002) e il recentissimo La Comune 1871 (Transeuropa 2010). Suo anche il libro-reportage Mujeres. Storie di donne argentine (Manifestolibri, 2006). Ha lavorato nelle redazioni del Sole-24 Ore e di Repubblica per oltre 20 anni. Attualmente collabora alle pagine culturali de l’Unità e a Satisfiction. E’ fondatore e direttore della rivista trimestrale “il Reportage”, dopo essere stato direttore di “Maltese Narrazioni”. Vive e lavora a Roma.

Come scrittore di aforismi ha pubblicato nel 2007 la raccolta Taccuino metafisico presso l’editore Camera Verde, nella collana “Aforismi”. E’ lo stesso Riccardo De Gennaro che in una sua lettera mi spiega come è arrivato alla scrittura aforistica: “Da ragazzo avevo l’abitudine di trascrivere su quadernetti i miei pensieri, perlomeno quelli che mi sembravano intelligenti. Lo facevo perché ero convinto di dover andare alla ricerca della verità. Non per nulla, oltre alle mie facezie, negli stessi quadernetti riportavo frasi o sentenze di filosofi e scrittori importanti, che mi aiutavano a mettere dei punti fermi alla mia ricerca. Ricordo che in quegli anni, parlo di una trentina di anni fa, amavo molto Nietzsche. L’aforisma mi sembrava una forma congeniale alla verità, anche se ha ragione Karl Kraus quando lo definisce una mezza verità o, al limite, una verità e mezza. A un certo punto, purtroppo, quando cominciai a fare il giornalista, abbandonai quell’abitudine, ma sempre ho continuato a leggere libri di aforismi, soprattutto di autori tedeschi, forse i più bravi nel ricorso a questa forma espressiva. Tre anni fa, per l’esattezza nel gennaio 2007, non so cosa è successo, ma ho sentito nuovamente l’esigenza irrefrenabile di scrivere i miei pensieri, le mie riflessioni in pillole. Ho trascorso un mese, un mese e mezzo, di grande fertilità. Mi sono sentito come in preda al demone dell’aforisma, mi venivano di getto e non riuscivo a fare pausa. Non scrivevo altro, né racconti, né recensioni, né articoli. Dapprima ho messo giù una trentina di aforismi o notazioni, poi un’altra settantina. Alla fine mi sono fermato a 104. E ho posato la penna. Non usciva più nulla”.

Taccuino Metafisico (“un titolo parecchio ironico perchè in realtà il libriccino si propone di farla finita con tutte le metafisiche”) rientra nel genere piuttosto frequentato del diario.  Nella tradizione aforistica vi è una lunga serie di autori che si sono serviti del diario o di forme affini per annotare i loro pensieri isolati, e tra questi Lichtenberg con il suo Brogliaccio, Joubert con i suoi Carnets, Flaiano con il suo Diario degli Errori e il Taccuino del marziano, Jules Renard con il suo Journal, Paul Valery con i suoi Cahiers, Bruno Barilli con le sue Notes e il suo Taccuino, Scutenaire con le sue Mes iscriptions, Camus con i suoi Carnets (quest’ultimo citato dallo stesso Riccardo De Gennaro). Continua a leggere

Pubblicato in L'aforisma in Italia | Contrassegnato | Lascia un commento

Gillo Dorfles risponde a 10 aforismi di Flaiano

In occasione dell’inaugurazione del Festival internazionale di Roma «Letterature», ideato e curato da Maria Ida Gaeta e giunto alla nona edizione (quest’anno sarà dedicato al capolavoro felliniano la Dolce vita il cui titolo viene ribaltato in «La vita dolce. Il ritmo del pensiero»), nel corso della prima serata il filosofo Gillo Dorfles ha risposto a 10 domande tratte dagli aforismi di Flaiano (di cui quest’anno ricorre il centenario della nascita, si veda anche il link ai miei 8 articoli e in particolare il link a una selezione di aforismi di Flaiano tratti da Diario degli Errori e Don’t Forget)

In questo gioco di domande e risposte, è interessante vedere come una forma tipicamente affermativa come l’aforisma (a tal proposito il poeta e critico W.H. Auden nel suo Viking Book scrive “che lo scrittore di aforismi non argomenta nè spiega, egli asserisce; ed è implicito in questa asserzione il convincimento che egli sia più saggio e più intelligente del suo lettore”) venga trasformata in una forma interrogativa e dubitativa. E come il pensiero filosofico di Gillo Dorfles, a contatto con “la domanda aforistica”, si trasformi a sua volta in un aforisma.

Elenco qui di seguito i 10 aforismi di Flaiano  (accanto a ognuno dei 10 aforismi ho inserito la domanda dell’intervistatore in forma di aforisma di Flaiano e la relativa risposta di Gillo Dorfles). In fondo all’articolo c’è il video completo con le domande e le risposte (si ringrazia l’utente Alexpietrogiacomi1 che ha inserito il video su Youtube). Continua a leggere

Pubblicato in Speciale centenario di Ennio Flaiano, Teoria dell'aforisma | Contrassegnato , | 4 commenti

Alda Merini, Aforismi inediti 2007-2009

L’opera inedita, vale a dire quella pubblicata senza che l’autore ne sancisca la sua completezza almeno dal punto di vista della comunicazione con il lettore, esiste nella letteratura aforistica, come negli altri generi letterari. Si può anzi affermare che nella letteratura aforistica alcune delle opere più belle sono state pubblicate postume (si pensi a La sua signora di Longanesi, ai Diari di Flaiano, e per risalire indietro nel tempo alle Maximes et Pensées del francese Chamfort o al Taccuino/Brogliaccio del tedesco Lichtenberg). L’opera aforistica interrotta e lasciata in un cassetto può essere facilmente mascherata dall’editore o dal curatore come opera compiuta, grazie al carattere discontinuo e privo di trama del genere aforistico.

Nel caso di Alda Merini, scomparsa nel novembre del 2009, l’editore Rizzoli ha appena pubblicato lo scorso mese di aprile un elegante cofanetto di libro +dvd intitolato Aforismi inediti 2007-2009, Nuove magie, che nelle intenzioni dell’editore dovrebbe raccogliere gli aforismi inediti della poetessa ed essere il seguito del bellissimo Aforismi e Magie, pubblicato sempre da Rizzoli nel 1999.

Più che un libro “magico”, questo nuovo libro di Aforismi inediti con Dvd è senza altro un “oggetto misterioso”. Non c’è nessun tipo di nota filologica che spieghi dove e come era conservato il materiale aforistico inedito (si tratta di appunti,  scartafacci, bozze corrette dall’autore, copie a stampa o altro ancora?), in base a quali criteri è stato organizzato (è per volontà dell’autore o dell’editore che il libro è diviso in capitoli come Il poeta, Assassini e delitti, Amore e Violenza, La menzogna, La gente, i ritratti, La bellezza, Il demonio, Libri, Il manicomio?), la presenza di eventuali varianti e di ulteriori inediti aforistici, etc.

Rispetto agli acquerelli colorati e fiabeschi di Alberto Casiraghy che accompagnavano le pagine del precedente libro Aforismi e Magie, non c’è nessuna indicazione neanche in merito alle illustrazioni in bianco e nero che compaiono qua e là nelle pagine di questo libro di aforismi inediti. Chi li ha creati? Possibile che sia l’art director Francesca Leoneschi come viene indicato nell’ultima di copertina?

Guardando il dvd che accompagna il libro di aforismi inediti e che si intitola “Le mie stanze segrete. Cento giorni con Alda Merini“, dove la scrittrice milanese viene filmata nella sua abitazione dei Navigli mentre racconta la sua vita e la sua opera, sembrerebbe di capire che alcuni di questi aforismi in realtà siano l’estrapolazione di discorsi catturati dalla voce stessa della Merini. Forse è solo una mia opinione personale, ma se così fosse, avrebbe senso una operazione filologica che prima trasforma in aforismi dei frammenti di un discorso orale e poi trasforma gli aforismi così ottenuti in poesie (graficamente sono infatti disposti in versi)? Sono piuttosto perplesso.

Rispetto alla dimensione “lirica e magica” degli aforismi meriniani che tutti conoscono (confesso che il mio libro di aforismi Contagocce è stato profondamente influenzato dalla lettura della poetessa milanese e di aforismi famosi come “Il sogno canta su una corda sola”, “Io amo perchè il mio corpo è sempre in evoluzione”, “Sono piena di bugie ma Dio mi costringe a dire la verità”, “Sono molto irrequieta quando mi legano allo spazio” “Non cercate di prendere i poeti perchè vi scapperanno tra le dita”), questi aforismi inediti sono più riflessivi, più prosaici (nonostante la struttura in versi), più parlati, assomigliando talvolta a delle note diaristiche o a dei ricordi. Soltanto in alcuni casi sembra di rileggere la Merini che tutti conosciamo come l’aforisma che chiude il libro “Forse il manicomio esiste per questo/Perchè il vero peccato mortale per gli uomini/ è la libertà”)

Ecco alcuni esempi tratti da Aforismi inediti 2007-2009: Continua a leggere

Pubblicato in L'aforisma in Italia, Novità editoriali | Contrassegnato , , | 2 commenti

L'aforisma e la perdita dell'autore

Un libro di aforismi può essere letto in due modi: raccogliendo citazioni qua e là oppure tutto di seguito. Nel primo caso si apre il libro a caso, si pesca un pensiero assaporandone l’ironia e la saggezza, lo si adatta facendo di questa forma anonima la voce stessa della propria situazione e del proprio umore. Nel secondo caso si leggono gli aforismi pagina dopo pagina, come se si leggesse un romanzo o un saggio, e si cerca di entrare nella mente dell’autore, nelle sue ossessioni, nella sua visione del mondo.

Un libro di aforismi sembra quindi contenere due modalità differenti di lettura: da un lato vi è una ricerca della citazione per il nostro diletto o per il nostro bisogno di saggezza. Non importa chi ha scritto l’aforisma, importa soltanto l’aforisma in sè e per sè. Nel secondo caso si cerca quello che l’autore ci racconta, ci ripete, in una sorta di dialogo intimo tra noi e l’autore.

Per il primo lettore l’aforisma funziona anche se anonimo. L’aforisma diventa infatti un insieme discontinuo di pensieri che può essere slegato da chi l’ha scritto. Per il secondo lettore l’aforisma invece va letto insieme al suo autore, è il linguaggio di quell’autore.

E’ evidente che nella maggioranza dei casi funziona la prima modalità di lettura. Non si spiegherebbe altrimenti perchè, dal punto di vista editoriale, una antologia di aforismi (magari ordinata per argomento) venda molte più copie di un libro di aforismi di un singolo autore. Se poi andiamo su internet, l’aforisma slegato dal suo autore diventa quasi una regola . Come scrive Umberto Eco nel libro Teoria e Storia dell’aforisma (una bellissima raccolta di contributi di diversi autori sul genere aforistico) “Se andate a cercare aforisma su internet trovate decine di siti in cui appassionati raccolgono aforismi talora senza attribuzione, talora con attribuzione per sentito dire, talora con falsa attribuzione”.

Molti siti internet non sono ordinati per autore, ma per argomento. Non conta chi ha scritto l’aforisma, ma che cosa dice l’aforisma.

Se guardo le statistiche del mio blog “Aforisticamente“, la maggioranza dei miei lettori sono arrivati al sito non digitando il nome degli autori (ad esempio Valeriu Butulescu, Don Paterson, Mauro Parrini, Milan Beštić, etc), ma digitando parole tematiche come “aforismi sull’amore”, “aforismi sull’amicizia”, “aforismi sul matrimonio”, “frasi di saggezza”, “politica e aforisma”, “speranza”, “vanità”, “fortuna”, “baci rubati”, etc. Continua a leggere

Pubblicato in Teoria dell'aforisma | Contrassegnato | Lascia un commento

Elazar Benyoëtz, 40 aforismi

Poeta e scrittore di aforismi (da taluni è considerato il più grande aforista tedesco vivente), Elazar Benyoëtz è nato nel 1937 a Wiener Neustadt in Germania. Figlio di ebrei austriaci, a causa delle persecuzioni naziste fugge nel 1939 con i suoi genitori in Palestina. Come scrive la studiosa Chaim Vogt-Moykopf nell’articolo su “Letteratura israeliana in lingua tedesca o letteratura germanofona in Israele” gli ebrei germanofoni che sbarcarono in Palestina tra il 1933 e il 1940 erano degli espulsi da una cultura che avevano adorato, alla quale si sentivano perfettamente integrati, per non dire assimilati. Citavano meglio i poemi di Schiller e di Goethe e le opere di Marx ed Engels che il Talmud e la Torah.” Elazar Benyoëtz si forma nella lingua ebraica e pubblica in questa lingua molti libri di grande valore. Nel 1959 diventa anche rabbino. Tuttavia in ragione del suo interesse per gli scrittori ebreo tedeschi e per il legame storico tra gli ebrei e i tedeschi, decide di avventurarsi nell’apprendimento della lingua tedesca e per alcuni anni della sua vita (tra il 1964 e il 1968) vive in Germania, a Berlino. Nel 1968 torna a vivere a Gerusalemme dove sposa la miniaturista e calligrafista Renee Koppel. I suoi saggi e libri di aforismi, pubblicati a partire dal 1969, sono quasi esclusivamente in lingua tedesca. Per la sua opera Elazar Benyoëtz ha ricevuto numerosi premi e riconoscimenti tra cui nel 1988 il premio Adelbert Von Chamisso che viene assegnato a un opera scritta e pubblicata in tedesca da parte di un autore la cui lingua materna non è il tedesco (come è il caso appunto di Adelbert Von Chamisso). Dal 2003 Elazar Benyoëtz è socio dell’Accademia tedesca di lingua e letteratura di Darmstadt.

Sulla sua scrittura in lingua tedesca Elazar Benyoëtz scrive: “Giammai potrei scrivere e giammai avrei potuto scrivere se non per i sopravvissuti e i loro discendenti tra gli assassini del mio popolo. Perchè? Perchè questa è la mia unica maniera di mostrare la mia solidarietà, è il mio Auschwitz”

Come scrive ancora Chaim Vogt-Moykopf “Elazar Benyoetz cerca di sperimentare l’orrore totale nella lingua che l’ha sgranato e reso accessibile come giammai prima. (…) Ma al tempo stesso cerca di proteggere la luminosità della parole dietro l’orrore della lingua (…) apprendere e scrivere in tedesco è giocare con il fuoco, sperimentare un disastro, lasciare il rifugio protetto dell’ebreo”.

Si potrebbe davvero citare per Elazar Benyoëtz anche le famose parole di Theodor W. Adorno riguardanti il poeta Henri Heine: “Usare la lingua come uno strumento, vuol dire vivere come uno straniero in questa lingua”. Continua a leggere

Pubblicato in L'aforisma in Germania, L'aforisma in Israele | Contrassegnato | 2 commenti

Intervista a Valeriu Butulescu

 Valeriu Butulescu è considerato uno dei più importanti scrittori contemporanei della Romania. Le sue raccolte di aforismi sono state tradotte in quasi quaranta lingue e le sue opere teatrali hanno ricevuto numerosi premi e riconoscimenti. Su Valeriu Butulescu (i cui aforismi sono stati pubblicati in Italia nel 2002 dalla Agorà Editrice con traduzione di Giocondina Toigo) ho già scritto un ampio articolo nel mio blog (Si veda link). Adesso è con grande soddisfazione che pubblico una intervista che Valeriu Butulescu ha rilasciato al mio blog Aforisticamente. Questa intervista è la prima di un serie di interviste che voglio fare agli scrittori e studiosi di aforismi più rappresentativi nel panorama europeo con l’obiettivo di sviluppare una discussione sul tema dell’aforisma secondo diversi angoli visuali.

Ringrazio ancora Valeriu Butulescu per la sua disponibilità e Simona Enache per la traduzione di questa intervista. Il lettore troverà qui di seguito il testo dell’intervista sia in italiano che in rumeno.

**

Intervista a Valeriu Butulescu

1. Aforisticamente. Gentile Valeriu Butulescu, Lei ha cominciato la sua attività letteraria traducendo e scrivendo poesie. Come è nata l’idea di passare all’aforisma?

Ho iniziato la mia attività letteraria con la poesia ma al liceo ho anche cominciato a scrivere aforismi. I primi miei aforismi erano in realtà delle poesie in un verso. Ho poi debuttato come aforista nel periodo in cui il regime comunista della Romania aveva inventato una grande carenza di carta. I poeti che scrivevano versi brevi eravano quelli preferiti dalle riviste letterarie. Allora sono diventato abile a scrivere in forma condensata. E ho continuato ad essere conciso, anche se la famosa crisi dalla carta del comunismo è poi finita, con il comunismo. Scrivo in forma breve, per rispetto del tempo di lettura del pubblico. Semplicemente, non mi piace annoiare Continua a leggere

Pubblicato in Interviste | Contrassegnato | 2 commenti

Contagocce sulla rivista "Književni pregled"

Come molti scrittori che tengono un blog riconosco di non essere immune dal difetto emozionale di parlare di me stesso, ma lo tengo a bada eliminando il più possibile l’accesso a questa informazione e confinando il mio Ego in tre link in alto a sinistra del blog, che si intitolano Chi sono, About me e I miei aforismi. Sono convinto che se un mio libro o un mio aforisma sono abbastanza significativi troveranno un modo per arrivare alle orecchie del lettore, senza bisogno di auto-recensioni e auto-promozioni gonfiate.

Se adesso parlo di nuovo di “me” (per chi non lo sapesse il mio nome, che tendo sempre a nascondere, è Fabrizio Caramagna), è perchè nel primo numero di primavera della rivista quadrimestrale serba Književni pregled, sono apparsi 24 aforismi di Contagocce con la traduzione in serbo ad opera di Milan Beštić, uno dei più importanti aforisti serbi contemporanei ed anche appassionato cover designer (è infatti autore della copertina della rivista).

La rivista letteraria, di circa 300 pagine, edita dalla casa editrice serba Alma (www.alma.rs) e diretta da Đorđe Otašević si occupa di poesia, narrativa, racconti, saggistica ed ha un ampio spazio dedicato all’aforistica. Del resto in più articoli del mio blog ho sottolineato come Belgrado possa davvero considerarsi la capitale europea dell’aforisma sia per il numero di pubblicazioni che per l’attenzione al genere.

Così nella rivista accanto ai miei aforismi è possibile leggere una selezione di aforismi di importanti autori serbi come Aleksandar Čotrić, Rade Jovanović, Milen Milivojević, Verica Tadić, Slavomir Vasić, Dejan Tofčević. E sempre nella rivista è possibile trovare i racconti brevi di una aforista donna, Vesna Denčić e le recensioni di Vitomir Teofilović, altro grande aforista serbo.

La stessa casa editrice Alma è quella che ha stampato le raccolte di molti dei più noti aforisti che gravitano intorno al Circolo aforistico di Belgrado, tra i più importanti cito: Aleksandar Baljak, Aleksandar Čotrić, Slobodan Simić, Ninus Nestorović, Milan Beštić, Đorđe Otašević, Ilija Marković, Rastko Zakić,Vitomir Teofilović, Jovo Nikolić, Milen Milivojević, Vesna Denčić. Per dare un’idea dell’importanza del genere aforistico in Serbia nella collana di Satira aforistica della casa editrice Alma, dal 2001 ad oggi, ho contato oltre 50 libri di aforistica in catalogo

Il link alla rivista quadrimestrale Književni pregled è http://www.alma.co.rs/knjizevni-pregled/broj01/sadrzaj.html.

Il link ai miei aforismi in serbo è http://www.alma.co.rs/knjizevni-pregled/broj01/kp78.html

Riporto qui di seguito i miei 24 aforismi tradotti in serbo con la versione in italiano. Ringrazio ancora Milan Beštić per la splendida traduzione e il direttore della rivista Đorđe Otašević per lo spazio che ha concesso ai miei aforismi. 

Continua a leggere

Pubblicato in L'aforisma in Italia | Contrassegnato | Lascia un commento

Žarko Petan

Žarko Petan è nato il 27 marzo 1929 a Ljubljana, in Slovenia. La sua biografia comprende diversi periodi di permanenza all’estero ed anche esperienze personali tragiche. Da dissidente Žarko Petan ha conosciuto il carcere durante gli anni più duri del regime comunista, ma come lui stesso mi scrive in una lettera (Žarko Petan parla correntemente l’italiano) “Sono stato nel carcere come agente americano. Dopo circa un anno e sei mesi sono uscito dal carcere come persona per bene”.

Laureato alla Facoltà di scienze economiche e in seguito all’Accademia teatrale di Ljubljana, si può davvero affermare che Žarko Petan sia l’esatto opposto del modello dell’aforista “puro”, che ha pubblicato solo libri di aforismi. Žarko Petan ha infatti scritto oltre settanta opere in diversi generi letterari tra cui romanzi, novelle, teatro, poesie, saggi, racconti e fiabe per bambini. La sua opera è stata tradotta in oltre trenta lingue e ha vinto più di 50 premi, soprattutto all’estero (tra questi riconoscimenti c’è anche la più alta onorificenza statale austriaca ossia la Croce d’onore di prima classe per meriti artistici. Come autore teatrale ha diretto oltre 120 spettacoli in diverse parti d’Europa. Dopo la dichiarazione di indipendenza della Slovenia è stato anche direttore del Teatro nazionale sloveno e della Radio e Tv slovena.

Quando gli chiesero qual era la sua occupazione, Žarko Petan rispose senza esitazione: “regista teatrale”. All’estero Žarko Petan è conosciuto come autore teatrale ma anche come scrittore di aforismi. Come aforista Žarko Petan ha pubblicato quindici libri (per un totale di circa 8000 aforismi) che hanno avuto 27 traduzioni e anche diversi riconoscimenti e premi letterari e tra i più recenti voglio ricordare il riconoscimento nel 2009. Il 21 dicembre, presso l’Associazione scrittori sloveni, in occasione dell’ottantesimo compleanno di Žarko Petan, è stata consegnata dal Circolo Aforistico di Belgrado un premio alla carriera e una targa in bronzo con l’immagine di Vladimir Bulatović, importante aforista serbo. Tra le motivazioni Vitomir Teofilović, in rappresentanza del Circolo aforistico di Belgrado, afferma che ” Žarko Petan è un aforista di fama mondiale che scrive aforismi ironici, originali e saggi”.

Žarko Petan è stato incluso in diverse antologie mondiali degli aforismi tra cui quella di Friedemann Spicker “Aphorismen der Weltliteratur”.

E’ lo stesso Žarko Petan che nella sua lettera mi spiega come è arrivato all’aforisma, ricollegandosi all’uso mnemonico della forma breve: “Ho scritto per la prima volta degli aforismi molti anni fa nel carcere di Belgrado dove sono stato per parecchi mesi. In carcere potevo scrivere soltanto aforismi, non avevo carta per scrivere altro, spesso potevo soltanto ricordare gli aforismi nella mia memoria”.

In Italia la ricezione di Žarko Petan è pressochè assente e questo non deve stupirci in una paese come il nostro dove alcuni giornalisti e alcuni editori hanno deciso di promuovere ad oltranza il genere letterario del romanzo, meglio se a scriverlo è un autore esordiente supportato da qualche buona agenzia di editing. E così sulle colonne dei nostri giornali si leggono di tanti nomi della narrativa italiana (quasi sempre destinati a diventare meteore dopo qualche anno) mentre di Žarko Petan (come di altri grandi scrittori stranieri) c’è poco o nulla.

Jolka Milič, letterata ed esperta in letteratura slovena e italiana e traduttrice sopratutto di poesia di molti autori di entrambe le nazionalità, tra le poche pubblicazioni e antologie in lingua italiana di testi aforistici di Zarko Petan, mi segnala la raccolta Le mie massime, Edizione OrsaMinore, con traduzione di Vida Šturm (pubblicato nel lontanissimo 1968 e fuori commercio) e Slovenia Felix, Edizione Braitan, con traduzione di Hans Kitzmuller, pubblicato nel 1997, che contiene una selezione di aforismi di Zarko Petan apparsi tra il 1966 e il 1997. Anche quest’ultimo libro è purtroppo fuori commercio (grazie ad Hans Kitzmuller sono riuscito a reperire una copia) ed è davvero un peccato che il lettore italiano non possa leggere gli aforismi geniali e divertenti di questa raccolta (cito i primi quattro aforismi del libro “Solo Il capitale di Mark è stato guadagnato onestamente”, “Conosco un sacco di gente che vive degli interessi che frutta Il capitale di Marx” o “I figli della rivoluzione si sono ritrovati orfani da un giorno all’altro”, “La critica costruttiva è possibile soltanto dall’alto verso il basso”).

Di Žarko Petan la traduttrice slovena Jolka Milič ha pubblicato recentemente una selezione di aforismi sulla rivista Fili d’aquilone, numero 17, gennaio-marzo 2010 intitolato Lingua lunga – carriera corta.

Di questa selezione (circa 130 aforismi), con il permesso di Jolka Milič, pubblico uno copia anche qui nel mio blog. La stessa Jolka Milič mi ha gentilmente fornito una ulteriore selezione di aforismi di Žarko Petan, che inserisco in questo articolo. Continua a leggere

Pubblicato in L'aforisma in Slovenia | Contrassegnato | Lascia un commento

Simona Enache intervista Fabrizio Caramagna

Simona Enache, nativa di Bucarest nonostante il nome suoni italiano, traduttrice e studiosa della letteratura rumena, mi ha intervistato sul tema della scrittura aforistica

Credo che un intervista possa essere considerata opera dell’intervistatore quanto e più che dello stesso intervistato, soprattutto quando l’intervistatore ha le idee molto chiare sull’argomento e pone domande affascinanti. Per cui alla fine credo che quanto il lettore troverà di seguito sia più frutto della capacità di ascolto di Simona Enache che della mia lucidità aforistica. Il lettore troverà alcuni dei temi trattati nel mio blog (che cosa è l’aforisma, aforistica europea, originalità e plagio, internet e la citazione) unite a considerazioni del tutto nuove.

Ringrazio di nuovo Simona Enache (è difficile trovare un intervistatore esperto che sia anche un lettore entusiasta del mio libro di aforismi) e il sito Citatepedia che ha dato ospitalità all’intervista (Citatepedia è un progetto europeo di enciclopedia sull’aforisma e si può leggere in diverse lingue. La maggioranza dei contentuti è per adesso in inglese e in rumeno, ma c’è anche una sezione in italiano).

Qui c’è il link all’intervista in lingua rumena (Interviu cu Fabrizio Caramagna).

Continuando a leggere qui di seguito l’articolo, il lettore troverà la traduzione in italiano della intervista. Continua a leggere

Pubblicato in Interviste | Contrassegnato | 2 commenti

Mauro Parrini, A mani alzate

Il 2009 sembra essere stata una annata ricca di pubblicazioni aforistiche. Tra queste segnalo la raccolta di Mauro Parrini, A mani alzate (“Al lettore decidere se in segno di resa o di vittoria” è scritto nella prefazione) di cui suppongo di essere il primo a scrivere qualcosa ma di cui credo che si sentirà parlare ancora, tale è la ricchezza e soprattutto la qualità degli aforismi contenuti (a mio parere un accostamento a due grandi raccolte aforistiche, Le sabbie immobili di Pontiggia e Il malpensante di Bufalino, per citare le più recenti, ci può stare tutto).

Come molti altri aforisti, Mauro Parrini, che insegna Filosofia e Storia a Magenta, arriva tardi all’aforistica pubblicando A mani alzate solo alla fine del 2009, all’età di quasi 50 anni. “Se dovessi dire in generale perché alla mia età mi sono messo a scrivere, è perché mi sento finalmente pronto per farlo, dopo aver passato una vita a leggere” mi scrive Parrini in una lettera. E ancora: “L’aforisma mi pare il genere letterario più discreto, solitario e periferico che ci sia, quindi anche quello più distante (e più libero) dall’aura ‘alta’ dello ‘scrittore’ e tanto più del ‘poeta’, che sento e cerco di tenere il più lontano possibile da me”.

Leggendo gli aforismi di A mani alzate viene da pensare a Emil Cioran a partire dalla dedica che si trova quasi ad inizio del libro (“Il peccato originale? Un pallido ricordo della vera catastrofe originaria”) e ai tanti aforismi su Dio, sul Nulla e sulla Morte. Ed è lo stesso Parrini che in un’altra sua lettera mi mette sulla strada del grande pensatore francese: “Sul piano esistenziale lo scrittore di aforismi tende quasi sempre a fuggire il mondo, e a toccarlo il meno possibile; se potesse lo annullerebbe, lasciandolo essere quel minimo che basta per giustificare, appunto, un aforisma (“Togliete il superfluo dal mondo, e resterà un aforisma”). In questo senso l’aforista è lo stilita (non lo stilista) del linguaggio, e se potesse passerebbe l’intera esistenza appollaiato sul suo unico, sottilissimo aforisma, capace di ridurre al minimo il suo contatto con il mondo”. E ancora: “In termini filosofici o religiosi mi verrebbe però da dire che la tendenza fondamentale che muove l’aforisma è di tipo gnostico, e ogni aforisma è un colpo di spillo inflitto al mondo nella speranza di vederlo scoppiare, liberandoci dalla sua prigione (…) In questo senso l’aforistica è un’arte della fuga, antieroica e distante da ogni forma di speranza di redenzione come quella cristiana; non solo non combatte in questo mondo, non solo il suo regno non è di questo mondo, ma la sua meta è, se non l’annientamento del mondo, almeno la sua contrazione o neutralizzazione”.

Continua a leggere

Pubblicato in L'aforisma in Italia, Novità editoriali | Contrassegnato | 2 commenti